Il grido d'allarme dei fotografi: «Non riusciremo a superare un anno di blackout»
Scrivono a Conte. Il loro appello raccolto dal presidente della BAT e consiglieri regionali
venerdì 8 maggio 2020
12.36
«Egregio Presidente, siamo molto preoccupati ed allarmati». È il grido disperato degli operatori della fotografia che aderiscono al Fondo Internazione per la Fotografia Video e Comunicazione, l'associazione che rappresenta circa dodicimila tra fotografi, operatori video, grafici, addetti alla comunicazione e laboratori stampa.
L'impossibilità a svolgere eventi e l'incertezza della pianificazione del lavoro ha fortemente penalizzato tutto il comparto non soltanto delle strutture ricettive ma anche di quei professionisti che votano tutta la loro attività allo svolgimento di manifestazioni. Tra essi anche, e soprattutto, fotografi e cineoperatori che hanno preso carta e penna e hanno scritto al presidente del consiglio Giuseppe Conte per manifestare la propria preoccupazione.
«La fase 2, che si preannuncia come una fase di ripresa, resta per il nostro settore assolutamente incerta, soprattutto se si guarda alle vicende internazionali, e agli stati come Cina e Giappone, che hanno visto ripresentarsi il problema, con il ritorno di nuovi focolai. Il nostro settore vede il 90% del fatturato, da commissioni legate al mondo delle cerimonie ed eventi, quali matrimoni, battesimi, comunioni, tutto ciò che attiene l'ambito cerimoniale e ludico, ma anche eventi di promozione del territorio e di diffusione della cultura dell'immagine» scrive la FIOF.
Uno scenario tetro che non vede alcuno spiraglio di luce. «Desideriamo manifestarle il nostro forte impegno al contrasto della pandemia e al rispetto delle norme di sicurezza, ma allo stesso tempo desideriamo sottoporre alla Sua attenzione l'evidente necessità di contenere gli effetti devastanti che questa pandemia sta causando al nostro settore professionale. Le nostre attività, sono state folgorate, ad inizio della stagione annuale lavorativa. Marzo ed aprile, invece di essere l'incipit della nostra professione, hanno visto un improvviso azzeramento del lavoro non solo nell'immediato, ma anche per i mesi a seguire. Questi due mesi hanno segnato le nostre agende lavorative con disdette e posticipazioni a data da destinarsi. Pertanto, non saremo in grado di ripartire prima della prossima stagione, ovvero aprile 2021, dopo la Quaresima. A nulla servirà aprire le nostre attività, se non ad aggiungere altri costi» fanno notare gli aderenti all'associazione.
Le misure emanate dal Governo, sia in ambito socio - sanitario che professionale, non consentono, stando a quanto dichiarato dai professionisti della fotografia, di superare un anno lavorativo di blackout.
Quel che serve, secondo gli operatori della categoria, è un intervento in conto capitale che vada a coprire il sostentamento delle attività, fino alla reale ripresa delle stesse, ovvero aprile 2021.
La ricetta è ben chiara: un contributo a fondo perduto di € 19.000,000 per l'anno in corso o in alternativa un contributo mensile pari a € 1.500,00 per l'anno in corso
«Queste somme serviranno a far fronte alle spese di gestione delle attività, che attualmente sono e resteranno inattive, ovvero: oneri fiscali e contributivi, di pertinenza nazionale e comunale, locazioni, utenze di vario genere, e spese per il sostentamento familiare».
Un grido d'aiuto raccolto anche dal presidente della BAT Bernardo Lodispoto e dal consigliere regionale Filippo Caracciolo che nei giorni scorsi hanno partecipato ad una videoconferenza con alcuni rappresentanti della categoria. Una occasione per intercettare le istanze successivamente sottoposte all'attenzione del governatore Emiliano e dell'assessore al turismo Loredana Capone.
La mancanza di prospettive è ora il vero spettro contro cui combattere. La situazione di incertezza è chiaramente esplicitata nella campagna lanciata dai fotografi: #RiAprirePerFareCosa.
Quando l'attività degli eventi è sospesa e non pianificabile la riapertura degli studi fotografici non ha senso.
L'impossibilità a svolgere eventi e l'incertezza della pianificazione del lavoro ha fortemente penalizzato tutto il comparto non soltanto delle strutture ricettive ma anche di quei professionisti che votano tutta la loro attività allo svolgimento di manifestazioni. Tra essi anche, e soprattutto, fotografi e cineoperatori che hanno preso carta e penna e hanno scritto al presidente del consiglio Giuseppe Conte per manifestare la propria preoccupazione.
«La fase 2, che si preannuncia come una fase di ripresa, resta per il nostro settore assolutamente incerta, soprattutto se si guarda alle vicende internazionali, e agli stati come Cina e Giappone, che hanno visto ripresentarsi il problema, con il ritorno di nuovi focolai. Il nostro settore vede il 90% del fatturato, da commissioni legate al mondo delle cerimonie ed eventi, quali matrimoni, battesimi, comunioni, tutto ciò che attiene l'ambito cerimoniale e ludico, ma anche eventi di promozione del territorio e di diffusione della cultura dell'immagine» scrive la FIOF.
Uno scenario tetro che non vede alcuno spiraglio di luce. «Desideriamo manifestarle il nostro forte impegno al contrasto della pandemia e al rispetto delle norme di sicurezza, ma allo stesso tempo desideriamo sottoporre alla Sua attenzione l'evidente necessità di contenere gli effetti devastanti che questa pandemia sta causando al nostro settore professionale. Le nostre attività, sono state folgorate, ad inizio della stagione annuale lavorativa. Marzo ed aprile, invece di essere l'incipit della nostra professione, hanno visto un improvviso azzeramento del lavoro non solo nell'immediato, ma anche per i mesi a seguire. Questi due mesi hanno segnato le nostre agende lavorative con disdette e posticipazioni a data da destinarsi. Pertanto, non saremo in grado di ripartire prima della prossima stagione, ovvero aprile 2021, dopo la Quaresima. A nulla servirà aprire le nostre attività, se non ad aggiungere altri costi» fanno notare gli aderenti all'associazione.
Le misure emanate dal Governo, sia in ambito socio - sanitario che professionale, non consentono, stando a quanto dichiarato dai professionisti della fotografia, di superare un anno lavorativo di blackout.
Quel che serve, secondo gli operatori della categoria, è un intervento in conto capitale che vada a coprire il sostentamento delle attività, fino alla reale ripresa delle stesse, ovvero aprile 2021.
La ricetta è ben chiara: un contributo a fondo perduto di € 19.000,000 per l'anno in corso o in alternativa un contributo mensile pari a € 1.500,00 per l'anno in corso
«Queste somme serviranno a far fronte alle spese di gestione delle attività, che attualmente sono e resteranno inattive, ovvero: oneri fiscali e contributivi, di pertinenza nazionale e comunale, locazioni, utenze di vario genere, e spese per il sostentamento familiare».
Un grido d'aiuto raccolto anche dal presidente della BAT Bernardo Lodispoto e dal consigliere regionale Filippo Caracciolo che nei giorni scorsi hanno partecipato ad una videoconferenza con alcuni rappresentanti della categoria. Una occasione per intercettare le istanze successivamente sottoposte all'attenzione del governatore Emiliano e dell'assessore al turismo Loredana Capone.
La mancanza di prospettive è ora il vero spettro contro cui combattere. La situazione di incertezza è chiaramente esplicitata nella campagna lanciata dai fotografi: #RiAprirePerFareCosa.
Quando l'attività degli eventi è sospesa e non pianificabile la riapertura degli studi fotografici non ha senso.