«I soldi o ti lasciamo a terra». In carcere la banda dei 20enni di Ruvo di Puglia
Nel mirino un 47enne: richieste estorsive, aggressioni, anche una rapina. L'incubo è durato quattro mesi, l'uomo ha denunciato
domenica 23 ottobre 2022
8.40
Prima le minacce, velate, poi le richieste di denaro, sempre più esplicite. Infine, le botte e, addirittura, una rapina in casa. Un tentativo di estorsione in qualche modo atipico, perché la vittima non è un imprenditore, né un commerciante, ma un facoltoso 47enne di Ruvo di Puglia.
Insomma, alla base ancora non è del tutto chiaro perché in cinque lo avessero preso di mira, pretendendo soldi e assumendo un atteggiamento aggressivo e minatorio, fino a rendergli la vita impossibile. Certo è che, a furia di tirare la corda, sono finiti in trappola, rinchiusi in una cella del carcere di Trani. Una storia di ordinaria persecuzione, culminata in alcune aggressioni fisiche, che è terminata dopo la denuncia presentata ai Carabinieri e le indagini dei militari.
In cinque - due 21enni, un 23enne, un 24enne e un 27enne, tutti del posto -, all'alba di sabato scorso, sono stati tratti in arresto: nei loro confronti, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Carmen Anna Lidia Corvino, nel provvedimento restrittivo costituito da dodici capi di imputazione, ha riconosciuto «gravi indizi di colpevolezza» per i reati, contestati a vario titolo, di tentata estorsione, rapina impropria, lesioni personali, violenza privata e danneggiamento.
In particolare, secondo il lavoro degli investigatori, coordinati dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Trani, Maria Isabella Scamarcio, il copione sarebbe stato lo stesso per quattro lunghi mesi, da maggio a settembre scorsi. L'attività investigativa portata avanti dagli uomini della locale Stazione, dipendenti della Compagnia di Molfetta, è stata avviata ad agosto scorso, dopo la segnalazione della presunta vittima. Di lui, i cinque sapevano che aveva molti soldi.
E difatti «i soggetti, in diverse occasioni», è scritto agli atti dell'inchiesta, avrebbero avvicinato per strada il 47enne, che loro conoscevano bene, «minacciandolo, picchiandolo» e tentando di estorcergli «diverse somme di denaro». In altre parole, avrebbero chiesto all'uomo senza troppi complimenti soldi, tanti soldi, sino a «procurare allo stesso, in caso di diniego, lesioni anche gravi».
I cinque, forse convinti che l'uomo non li avrebbe mai denunciati, sarebbero andati veramente sul pesante. Nel corollario delle minacce, non sarebbero mancate neanche quelle di morte: «Ti taglio la testa», «Ti ammazzo», «Ti lasciamo a terra», avrebbero detto al 47enne. La richiesta di denaro, per evitare guai, da esaudire al più presto. In un'occasione, dopo averlo raggiunto sull'uscio di casa, lo avrebbero rapinato all'interno del proprio appartamento.
Ma l'uomo non s'è lasciato intimidire, ha preso il coraggio a due mani e ha deciso di mettere fine a quel tormento nell'anima. Conosceva i cinque presunti aguzzini, hanno spiegato i militari, che hanno raccolto il suo grido di dolore. Era convinto che non avrebbero esitato a continuare a mettere in pratica le peggiori minacce e a picchiarlo.
Denunciati i fatti in caserma, gli investigatori, diretti dal luogotenente carica speciale Felice Cimadomo, hanno analizzato le immagini delle telecamere di videosorveglianza e svolto vari pedinamenti e servizi di osservazione, tenendo d'occhio a distanza gli incontri con il 47enne.
E già da questi primi riscontri, è emerso l'identikit dei cinque giovani, tutti volti noti agli uffici di via Amendola per reati contro il patrimonio, che sulla base delle varie risultanze investigative, sono stati arrestati e, dopo le formalità di rito, condotti nel penitenziario di Trani, dove nei giorni scorsi si sono già tenuti gli interrogatori di garanzia.
Si tratta dell'unico caso registrato dall'Arma nel 2022 nel tessuto locale: un dato significativo secondo Renato De Scisciolo, vice presidente nazionale della Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura italiane, che ha rinnovato l'invito a farsi avanti, rassicurando i cittadini sulle capacità delle forze dell'ordine di garantire la vigilanza, la protezione e un intervento rapido.
Secondo le statistiche, d'altra parte, coloro che denunciano non subiscono più ulteriori richieste estorsive.
Insomma, alla base ancora non è del tutto chiaro perché in cinque lo avessero preso di mira, pretendendo soldi e assumendo un atteggiamento aggressivo e minatorio, fino a rendergli la vita impossibile. Certo è che, a furia di tirare la corda, sono finiti in trappola, rinchiusi in una cella del carcere di Trani. Una storia di ordinaria persecuzione, culminata in alcune aggressioni fisiche, che è terminata dopo la denuncia presentata ai Carabinieri e le indagini dei militari.
In cinque - due 21enni, un 23enne, un 24enne e un 27enne, tutti del posto -, all'alba di sabato scorso, sono stati tratti in arresto: nei loro confronti, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Carmen Anna Lidia Corvino, nel provvedimento restrittivo costituito da dodici capi di imputazione, ha riconosciuto «gravi indizi di colpevolezza» per i reati, contestati a vario titolo, di tentata estorsione, rapina impropria, lesioni personali, violenza privata e danneggiamento.
In particolare, secondo il lavoro degli investigatori, coordinati dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Trani, Maria Isabella Scamarcio, il copione sarebbe stato lo stesso per quattro lunghi mesi, da maggio a settembre scorsi. L'attività investigativa portata avanti dagli uomini della locale Stazione, dipendenti della Compagnia di Molfetta, è stata avviata ad agosto scorso, dopo la segnalazione della presunta vittima. Di lui, i cinque sapevano che aveva molti soldi.
E difatti «i soggetti, in diverse occasioni», è scritto agli atti dell'inchiesta, avrebbero avvicinato per strada il 47enne, che loro conoscevano bene, «minacciandolo, picchiandolo» e tentando di estorcergli «diverse somme di denaro». In altre parole, avrebbero chiesto all'uomo senza troppi complimenti soldi, tanti soldi, sino a «procurare allo stesso, in caso di diniego, lesioni anche gravi».
I cinque, forse convinti che l'uomo non li avrebbe mai denunciati, sarebbero andati veramente sul pesante. Nel corollario delle minacce, non sarebbero mancate neanche quelle di morte: «Ti taglio la testa», «Ti ammazzo», «Ti lasciamo a terra», avrebbero detto al 47enne. La richiesta di denaro, per evitare guai, da esaudire al più presto. In un'occasione, dopo averlo raggiunto sull'uscio di casa, lo avrebbero rapinato all'interno del proprio appartamento.
Ma l'uomo non s'è lasciato intimidire, ha preso il coraggio a due mani e ha deciso di mettere fine a quel tormento nell'anima. Conosceva i cinque presunti aguzzini, hanno spiegato i militari, che hanno raccolto il suo grido di dolore. Era convinto che non avrebbero esitato a continuare a mettere in pratica le peggiori minacce e a picchiarlo.
Denunciati i fatti in caserma, gli investigatori, diretti dal luogotenente carica speciale Felice Cimadomo, hanno analizzato le immagini delle telecamere di videosorveglianza e svolto vari pedinamenti e servizi di osservazione, tenendo d'occhio a distanza gli incontri con il 47enne.
E già da questi primi riscontri, è emerso l'identikit dei cinque giovani, tutti volti noti agli uffici di via Amendola per reati contro il patrimonio, che sulla base delle varie risultanze investigative, sono stati arrestati e, dopo le formalità di rito, condotti nel penitenziario di Trani, dove nei giorni scorsi si sono già tenuti gli interrogatori di garanzia.
Si tratta dell'unico caso registrato dall'Arma nel 2022 nel tessuto locale: un dato significativo secondo Renato De Scisciolo, vice presidente nazionale della Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura italiane, che ha rinnovato l'invito a farsi avanti, rassicurando i cittadini sulle capacità delle forze dell'ordine di garantire la vigilanza, la protezione e un intervento rapido.
Secondo le statistiche, d'altra parte, coloro che denunciano non subiscono più ulteriori richieste estorsive.