“Figli di Madre Terra”, il cortometraggio di sensibilizzazione sulla Xylella parla ruvese
Il corto è stato girato dal regista ruvese Michele Pinto
venerdì 2 febbraio 2018
12.42
Si intitola "Figli di Madre Terra" il cortometraggio di sensibilizzazione sulle conseguenze devastanti del batterio killer della Xylella fastidiosa, prodotto e realizzato dal Teatro delle Molliche, in collaborazione con Morpheus Ego, con il patrocinio di Unipol nazionale e di Legambiente Puglia.
Girato in Salento, nelle aree più colpite dal batterio killer, diffuso dall'insetto vettore comunemente chiamato "cicala sputacchina", nel territorio circostante i comuni di Vernole – precisamente ad Acaya – e Gallipoli – nella fattispecie Racale e Taviano, "Figli di Madre Terra" è scritto e interpretato dall'artista Francesco Martinelli, direttore artistico del Teatro delle Molliche di Corato e girato dal regista ruvese Michele Pinto.
Con le musiche di Antonio Molinini, le interpretazioni di Libera Martignetti, Sara Matarrese, la presenza del piccolo Emauele Karol Martinelli e la partecipazione straordinaria di Alberto Rubini, al fianco del direttore di produzione Francesca Lucia Perrone e dell'assistente alle riprese Michele Cuonzo, senza dimenticare le didascalie e composizioni poetiche di Alessandro De Benedittis, le traduzioni di Lara Maroccini, le grafiche di Danilo Macina.
Il progetto si avvale esclusivamente di artisti baresi, preoccupatisi ed interessatisi del dolore che ha colpito il territorio salentino. Come recita l'Enciclica "Laudato Si'" di Papa Francesco:"L'obiettivo non è quello di raccogliere informazioni o saziare la nostra curiosità ma di prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare".
Ed è da qui che Francesco Martinelli ha tratto ispirazione e sprono per la realizzazione del suo cortometraggio. Partendo dai fatti di cronaca che hanno riempito pagine e pagine di giornali nazionali ed internazionali, relazioni e disseminazioni scientifiche di numerosi ricercatori in Italia e all'estero, interessando anche la magistratura, Francesco Martinelli ha iniziato, nel 2014, un percorso di ricerca e analisi della situazione, constatando personalmente sul posto lo stato di devastazione della vegetazione olivicola in Salento, fino a maturare la ferrea volontà di dare un contributo artistico di sensibilizzazione su quello che rappresenta un problema, non geolocalizzato, che affligge duramente i secolari e maestosi testimoni della storia della nostra terra.
«Da artista, ho sentito il dolore degli alberi, degli agricoltori, e l'ho fatto diventare anche il mio dolore.– spiega Francesco Martinelli. - Così ho scritto il soggetto in cui la mia vita e quella dell'albero si sono fuse in una storia».
«Da sempre faccio un cinema sociale e incentrato sulla mia terra – dichiara il regista Michele Pinto – e "Figli di Madre Terra" prosegue quel percorso di analisi della relazione fra uomo e ambiente, e fra uomo e uomo, intrapresa con "Mio figlio è l'albero", il corto realizzato nel 2008». Con pochi dialoghi, prettamente di ausilio alla comprensione della storia, un protagonista che parla poco e quando lo fa balbetta, poche scene silenziose che lasciano spazio ai suoni della natura e alla colonna sonora, osando con scene lente, nei suoi 17 minuti "Figli di Madre Terra" tocca i temi dell'amore e del dolore rappresentati in maniera iconografica, della problematica comunicazione generazionale, del dialogo con la sfera religiosa e della speranza nel cambiamento.
Selezionato ai Rome Web Awards 2018, gli Oscar italiani del Web, sezione Sociale, "Figli di Madre Terra" sarà presto presentato in varie città della Puglia e d'Italia e reso disponibile anche in supporto digitale.
Girato in Salento, nelle aree più colpite dal batterio killer, diffuso dall'insetto vettore comunemente chiamato "cicala sputacchina", nel territorio circostante i comuni di Vernole – precisamente ad Acaya – e Gallipoli – nella fattispecie Racale e Taviano, "Figli di Madre Terra" è scritto e interpretato dall'artista Francesco Martinelli, direttore artistico del Teatro delle Molliche di Corato e girato dal regista ruvese Michele Pinto.
Con le musiche di Antonio Molinini, le interpretazioni di Libera Martignetti, Sara Matarrese, la presenza del piccolo Emauele Karol Martinelli e la partecipazione straordinaria di Alberto Rubini, al fianco del direttore di produzione Francesca Lucia Perrone e dell'assistente alle riprese Michele Cuonzo, senza dimenticare le didascalie e composizioni poetiche di Alessandro De Benedittis, le traduzioni di Lara Maroccini, le grafiche di Danilo Macina.
Il progetto si avvale esclusivamente di artisti baresi, preoccupatisi ed interessatisi del dolore che ha colpito il territorio salentino. Come recita l'Enciclica "Laudato Si'" di Papa Francesco:"L'obiettivo non è quello di raccogliere informazioni o saziare la nostra curiosità ma di prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare".
Ed è da qui che Francesco Martinelli ha tratto ispirazione e sprono per la realizzazione del suo cortometraggio. Partendo dai fatti di cronaca che hanno riempito pagine e pagine di giornali nazionali ed internazionali, relazioni e disseminazioni scientifiche di numerosi ricercatori in Italia e all'estero, interessando anche la magistratura, Francesco Martinelli ha iniziato, nel 2014, un percorso di ricerca e analisi della situazione, constatando personalmente sul posto lo stato di devastazione della vegetazione olivicola in Salento, fino a maturare la ferrea volontà di dare un contributo artistico di sensibilizzazione su quello che rappresenta un problema, non geolocalizzato, che affligge duramente i secolari e maestosi testimoni della storia della nostra terra.
«Da artista, ho sentito il dolore degli alberi, degli agricoltori, e l'ho fatto diventare anche il mio dolore.– spiega Francesco Martinelli. - Così ho scritto il soggetto in cui la mia vita e quella dell'albero si sono fuse in una storia».
«Da sempre faccio un cinema sociale e incentrato sulla mia terra – dichiara il regista Michele Pinto – e "Figli di Madre Terra" prosegue quel percorso di analisi della relazione fra uomo e ambiente, e fra uomo e uomo, intrapresa con "Mio figlio è l'albero", il corto realizzato nel 2008». Con pochi dialoghi, prettamente di ausilio alla comprensione della storia, un protagonista che parla poco e quando lo fa balbetta, poche scene silenziose che lasciano spazio ai suoni della natura e alla colonna sonora, osando con scene lente, nei suoi 17 minuti "Figli di Madre Terra" tocca i temi dell'amore e del dolore rappresentati in maniera iconografica, della problematica comunicazione generazionale, del dialogo con la sfera religiosa e della speranza nel cambiamento.
Selezionato ai Rome Web Awards 2018, gli Oscar italiani del Web, sezione Sociale, "Figli di Madre Terra" sarà presto presentato in varie città della Puglia e d'Italia e reso disponibile anche in supporto digitale.