Epatite E, il medico ruvese Luciano Lorusso e la sua equipe lavorano a uno studio nazionale
Lorusso dirige il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell'ospedale "Lorenzo Bonomo" di Andria
lunedì 18 settembre 2017
1.23
Partirà tra pochi giorni, esattamente il prossimo 1° ottobre, il Programma nazionale per lo studio dell'Epatite E che vedrà coinvolto il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell'ospedale "Lorenzo Bonomo" di Andria.
L'Istituto Superiore di Sanità ed il Centro Nazionale Sangue hanno individuato questa struttura per la Asl/Bt, per studiare la sieroprevalenza tra i donatori di questa forma di Epatite, appunto la E, molto simile alla gemella A e causata dal virus HEV (Hepatitis E Virus).
Questa forma di epatite è ancora fortunatamente poco diffusa in Italia, come del resto negli altri Paesi industrializzati, mentre è spesso presente in forma epidemica nelle regioni in via di sviluppo, come Medio Oriente, Africa e Sud Est asiatico: sovraffollamento e condizioni igieniche precarie costituiscono terreno fertile per la sua diffusione.
In una società italiana sempre più globalizzata ed aperta ai flussi migratori, è adesso comparsa anche nel nostro Paese. La principale forma di trasmissione è rappresentata dall'ingestione dagli alimenti contaminati da feci infette, per esempio attraverso molluschi o carne poco cotta di maiale o di cinghiale, il cui consumo è particolarmente diffuso nel nostro territorio.
L'epatite E risulta più grave tra le donne in gravidanza, soprattutto nel corso del terzo trimestre, con un aumento della percentuale di mortalità che varia dall'1-3% al 10-20%.
Ebbene, coinvolta in questo importante studio scientifico sarà l'Unità Operativa di Medicina Trasfusionale dell'ospedale "Lorenzo Bonomo" di Andria, diretta dal dottor Luciano Lorusso e dalla sua equipe medico-infermieristica.
Una struttura di primissimo livello, fiore all'occhiello della sanità della Asl/Bt. Pensate che Andria, a livello di donazioni, registra una inversione di tendenza rispetto alla media regionale: ovvero fornisce sangue a tutte le altre realtà ospedaliere della regione. Un primato di cui andare fieri.
Nel periodo estivo, prendendo i tre mesi estivi per antonomasia, giugno, luglio ed agosto, il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell'ospedale "Lorenzo Bonomo" di Andria ha raccolto ben 1650 sacche di sangue di vari gruppi sanguigni. "Ebbene ben oltre 800 di queste sacche–tiene a sottolineare il dottor Lorusso, con una punta di orgoglio e soddisfazione, alla presenza del direttore sanitario del "L. Bonomo", dottor Stefano Porziotta- sono andate ad ospedali quali il Policlinico ed al "Di Venere" di Bari, al "Vito Fazzi" di Lecce, al "Perrino" di Brindisi ed altri ospedali ancora, che senza le nostre scorte di sangue non avrebbero potuto operare, come purtroppo è accaduto questa estate in qualche realtà sanitaria regionale. Tutta la provincia è molto sensibile alla cultura della donazione infatti il Dipartimento di Medicina Trasfusionale della Asl/Bt, diretto dal dottor Eugenio Peres, nei mesi estivi appena alle spalle si è contraddistinto a livello regionale per la disponibilità quotidiana di sangue offerta a tutti gli ospedali della Puglia contribuendo in modo determinante ad allentare la crisi dovuta alla cronica carenza di sangue ed emocomponenti.
L'invito che rivolgo –tiene a concludere il dottor Lorusso- è quello di continuare a fare della dono del sangue una vera e propria ragione di vita perché si dona veramente quando si dona qualcosa di se stessi. La tragedia del luglio dello scorso anno ha sicuramente contribuito a comprendere quanto donare sia un concreto ed insostituibile gesto di amore verso il prossimo. Credo che tocchi ad ognuno di noi mantenere sempre viva questa fiammella di fratellanza e di solidarietà verso il prossimo".
L'Istituto Superiore di Sanità ed il Centro Nazionale Sangue hanno individuato questa struttura per la Asl/Bt, per studiare la sieroprevalenza tra i donatori di questa forma di Epatite, appunto la E, molto simile alla gemella A e causata dal virus HEV (Hepatitis E Virus).
Questa forma di epatite è ancora fortunatamente poco diffusa in Italia, come del resto negli altri Paesi industrializzati, mentre è spesso presente in forma epidemica nelle regioni in via di sviluppo, come Medio Oriente, Africa e Sud Est asiatico: sovraffollamento e condizioni igieniche precarie costituiscono terreno fertile per la sua diffusione.
In una società italiana sempre più globalizzata ed aperta ai flussi migratori, è adesso comparsa anche nel nostro Paese. La principale forma di trasmissione è rappresentata dall'ingestione dagli alimenti contaminati da feci infette, per esempio attraverso molluschi o carne poco cotta di maiale o di cinghiale, il cui consumo è particolarmente diffuso nel nostro territorio.
L'epatite E risulta più grave tra le donne in gravidanza, soprattutto nel corso del terzo trimestre, con un aumento della percentuale di mortalità che varia dall'1-3% al 10-20%.
Ebbene, coinvolta in questo importante studio scientifico sarà l'Unità Operativa di Medicina Trasfusionale dell'ospedale "Lorenzo Bonomo" di Andria, diretta dal dottor Luciano Lorusso e dalla sua equipe medico-infermieristica.
Una struttura di primissimo livello, fiore all'occhiello della sanità della Asl/Bt. Pensate che Andria, a livello di donazioni, registra una inversione di tendenza rispetto alla media regionale: ovvero fornisce sangue a tutte le altre realtà ospedaliere della regione. Un primato di cui andare fieri.
Nel periodo estivo, prendendo i tre mesi estivi per antonomasia, giugno, luglio ed agosto, il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell'ospedale "Lorenzo Bonomo" di Andria ha raccolto ben 1650 sacche di sangue di vari gruppi sanguigni. "Ebbene ben oltre 800 di queste sacche–tiene a sottolineare il dottor Lorusso, con una punta di orgoglio e soddisfazione, alla presenza del direttore sanitario del "L. Bonomo", dottor Stefano Porziotta- sono andate ad ospedali quali il Policlinico ed al "Di Venere" di Bari, al "Vito Fazzi" di Lecce, al "Perrino" di Brindisi ed altri ospedali ancora, che senza le nostre scorte di sangue non avrebbero potuto operare, come purtroppo è accaduto questa estate in qualche realtà sanitaria regionale. Tutta la provincia è molto sensibile alla cultura della donazione infatti il Dipartimento di Medicina Trasfusionale della Asl/Bt, diretto dal dottor Eugenio Peres, nei mesi estivi appena alle spalle si è contraddistinto a livello regionale per la disponibilità quotidiana di sangue offerta a tutti gli ospedali della Puglia contribuendo in modo determinante ad allentare la crisi dovuta alla cronica carenza di sangue ed emocomponenti.
L'invito che rivolgo –tiene a concludere il dottor Lorusso- è quello di continuare a fare della dono del sangue una vera e propria ragione di vita perché si dona veramente quando si dona qualcosa di se stessi. La tragedia del luglio dello scorso anno ha sicuramente contribuito a comprendere quanto donare sia un concreto ed insostituibile gesto di amore verso il prossimo. Credo che tocchi ad ognuno di noi mantenere sempre viva questa fiammella di fratellanza e di solidarietà verso il prossimo".