Domenica delle Palme: il Vescovo prega per giovani, malati e operatori sanitari
La Santa Messa celebrata nell'imponente Cattedrale di Molfetta deserta a causa del Coronavirus
domenica 5 aprile 2020
10.48
Si è svolta all'interno della Cattedrale di Molfetta la Santa Messa della Domenica delle Palme. Ad officiarla Monsignor Domenico Cornacchia, Vescovo della Diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi.
Una celebrazione toccante, a tratti anche commovente: nell'imponente chiesa del borgo molfettese solo il Pastore diocesano e alcuni membri del clero. Attorno il vuoto. Niente fedeli, niente ramoscelli d'ulivo alzati per la benedizioni. Tutto a porte chiuse, vietato ogni ingresso a causa delle stringenti norme anti contagio per il Coronavirus.
La benedizione dei ramoscelli d'ulivo, segno di pace, apre la Santa Messa: rispetto agli anni passati, un gesto di speranza verso il futuro ancora maggiore. Poi la lettura del Passio, ancora più commovente il silenzio al momento della lettura della morte di Gesù Cristo: il clero presente in ginocchio, in ginocchio anche il Vescovo davanti al Tabernacolo. Tutto attorno la grandezza della Cattedrale vuota nella quale il silenzio rimbombava.
«Ti supplichiamo di mandarci un angelo a consolarci e sostenerci nella prova. Quest'oggi ai tuoi piedi stendiamo i nostri abiti inzuppato di sofferenza, dolore, di sangue innocente. Non troviamo una logica a tanto soffrire», è la preghiera di Monsignor Cornacchia durante l'omelia.
Omelia in cui il pensiero va ai giovani per cui «imploriamo un avvenire sereno, prospero e ricco di traguardi raggiungibili».
Immancabile anche una supplica al Signore per dottori, operatori sanitari e volontari irriconoscibili dietro le loro protezioni: per loro il Vescovo chiede «forza, coraggio per sciogliere dalla schiavitù del dolore e della morte tante nostre fratelli e sorelle».
«Lasciamo che parli il nostro cuore: Signore, non abbiamo più lacrime per esprimere la nostra sofferenza per quanto dolore e morte ci stanno attanagliando. Ci sentiamo in un mare tempestoso, reclusi in casa avvertiamo il peso insostenibile della libertà ridotta a zero. Pensiamo a quanti non hanno mezzi e risorse per affrontare questa onda di dolore. Ascolta il grido di dolore di chi cerca di dare ossigeno a chi crede aiuto e vita».
Infine una esortazione con un rimando alle parole di don Tonino Bello: «Signore, fa che possiamo librarci in volo», conclude prima di affidare la Diocesi di Molfetta, Ruvo, Terlizzi e Giovinazzo anche alla Madonna.
Una celebrazione toccante, a tratti anche commovente: nell'imponente chiesa del borgo molfettese solo il Pastore diocesano e alcuni membri del clero. Attorno il vuoto. Niente fedeli, niente ramoscelli d'ulivo alzati per la benedizioni. Tutto a porte chiuse, vietato ogni ingresso a causa delle stringenti norme anti contagio per il Coronavirus.
La benedizione dei ramoscelli d'ulivo, segno di pace, apre la Santa Messa: rispetto agli anni passati, un gesto di speranza verso il futuro ancora maggiore. Poi la lettura del Passio, ancora più commovente il silenzio al momento della lettura della morte di Gesù Cristo: il clero presente in ginocchio, in ginocchio anche il Vescovo davanti al Tabernacolo. Tutto attorno la grandezza della Cattedrale vuota nella quale il silenzio rimbombava.
«Ti supplichiamo di mandarci un angelo a consolarci e sostenerci nella prova. Quest'oggi ai tuoi piedi stendiamo i nostri abiti inzuppato di sofferenza, dolore, di sangue innocente. Non troviamo una logica a tanto soffrire», è la preghiera di Monsignor Cornacchia durante l'omelia.
Omelia in cui il pensiero va ai giovani per cui «imploriamo un avvenire sereno, prospero e ricco di traguardi raggiungibili».
Immancabile anche una supplica al Signore per dottori, operatori sanitari e volontari irriconoscibili dietro le loro protezioni: per loro il Vescovo chiede «forza, coraggio per sciogliere dalla schiavitù del dolore e della morte tante nostre fratelli e sorelle».
«Lasciamo che parli il nostro cuore: Signore, non abbiamo più lacrime per esprimere la nostra sofferenza per quanto dolore e morte ci stanno attanagliando. Ci sentiamo in un mare tempestoso, reclusi in casa avvertiamo il peso insostenibile della libertà ridotta a zero. Pensiamo a quanti non hanno mezzi e risorse per affrontare questa onda di dolore. Ascolta il grido di dolore di chi cerca di dare ossigeno a chi crede aiuto e vita».
Infine una esortazione con un rimando alle parole di don Tonino Bello: «Signore, fa che possiamo librarci in volo», conclude prima di affidare la Diocesi di Molfetta, Ruvo, Terlizzi e Giovinazzo anche alla Madonna.