Docenti di Religione precari, «Concorsi per tutti, tranne per noi»
Il grido di aiuto della categoria «Chiediamo stabilizzazione e di essere equiparati a tutti i docenti italiani»
mercoledì 1 luglio 2020
Ogni categoria di lavoratori rivendica legittime attenzioni e garanzie circa la propria stabilità lavorativa o la risoluzione della condizione di precarietà, in questo periodo in cui l'emergenza epidemiologica ha messo a dura prova ogni singolo settore e reso complicate le dinamiche di ripartenza. È il settimanale d'informazione della Diocesi, Luce e Vita a porre l'attenzione sulla condizione dei Docenti di Religione Cattolica precari, «vittime oltre che di atavici pregiudizi culturali, anche di discriminanti trattamenti giuridici» - come sottolinea Luigi Sparapano.
Era piena pandemia quando, a rappresentare il disagio della categoria, una docente scriveva al Direttore dell'Ufficio di Pastorale scolastica diocesano «il nostro accesso all'istituzione avviene nella veste di docenti a tempo determinato di Religione Cattolica e per questo veniamo discriminati e umiliati. Non abbiamo accesso alla piattaforma SOFIA di formazione dei docenti. Non abbiamo accesso ai 500 euro per la formazione dei docenti. Non abbiamo una carriera, non abbiamo un ruolo e siamo sempre con le valigie in mano».
È dal 2003 che attendono di poter essere annoverati fra gli aventi diritto a partecipare al Concorso del Miur, ma dal concorso straordinario per precari sono esclusi. «Concorso per tutti, ma non per noi» - denunciano i docenti, molti dei quali plurilaureati, in servizio da oltre 20 anni, con compiti organizzativi e di collaborazione dirigenziale o di sperimentazione in molte scuole. Stessa cosa per quanto riguarda riconoscimenti del servizio e premialità. Se chiedono un mutuo, le banche rifiutano per i loro contratti a tempo determinato. Se dovessero rimanere fermi per malattia, resterebbero a casa senza contratto e senza stipendio.
Una situazione, quindi, ben lontana dal definirsi serena e che, al termine delll'epidemia, vede i Docenti di Religione precari lasciati ancora più indietro. «Lo Stato sta destinando risorse straordinarie in debito per "non lasciare indietro nessuno", tranne noi». Si sentono umiliati nel loro impegno e chiedono la legittima equiparazione professionale della loro figura a quella di tutti gli altri docenti della scuola italiana e la stabilizzazione.
Finalmente qualcosa sembra muoversi. I sindacati (Cigl, Cisl, Uil,Ugl, Gilda e Snadir) hanno preso atto della situazione e venerdì 19 giugno è stato avviato il Tavolo di lavoro congiunto tra il Ministero dell'Istruzione e Conferenza Episcopale Italiana per l'approfondimento delle diverse tematiche che riguardano l'insegnamento della Religione Cattolica e per la definizione dell'intesa sul prossimo concorso previsto dal decreto scuola approvato lo scorso dicembre.
Il Tavolo seguirà l'iter dell'Intesa con l'obiettivo di chiuderla in breve tempo e procedere poi con la stesura del bando, previsto entro il 2020, senza distinzione tra docenti di recente laurea e docenti con anche 20 anni di servizio. Con l'auspicio, per i tanti Docenti di Religione, di poter mettere la parola fine al sentimento di disagio e isolamento a cui hanno finora fatto fronte con spirito di passione nei confronti della loro professione e soprattutto dei loro studenti.
Era piena pandemia quando, a rappresentare il disagio della categoria, una docente scriveva al Direttore dell'Ufficio di Pastorale scolastica diocesano «il nostro accesso all'istituzione avviene nella veste di docenti a tempo determinato di Religione Cattolica e per questo veniamo discriminati e umiliati. Non abbiamo accesso alla piattaforma SOFIA di formazione dei docenti. Non abbiamo accesso ai 500 euro per la formazione dei docenti. Non abbiamo una carriera, non abbiamo un ruolo e siamo sempre con le valigie in mano».
È dal 2003 che attendono di poter essere annoverati fra gli aventi diritto a partecipare al Concorso del Miur, ma dal concorso straordinario per precari sono esclusi. «Concorso per tutti, ma non per noi» - denunciano i docenti, molti dei quali plurilaureati, in servizio da oltre 20 anni, con compiti organizzativi e di collaborazione dirigenziale o di sperimentazione in molte scuole. Stessa cosa per quanto riguarda riconoscimenti del servizio e premialità. Se chiedono un mutuo, le banche rifiutano per i loro contratti a tempo determinato. Se dovessero rimanere fermi per malattia, resterebbero a casa senza contratto e senza stipendio.
Una situazione, quindi, ben lontana dal definirsi serena e che, al termine delll'epidemia, vede i Docenti di Religione precari lasciati ancora più indietro. «Lo Stato sta destinando risorse straordinarie in debito per "non lasciare indietro nessuno", tranne noi». Si sentono umiliati nel loro impegno e chiedono la legittima equiparazione professionale della loro figura a quella di tutti gli altri docenti della scuola italiana e la stabilizzazione.
Finalmente qualcosa sembra muoversi. I sindacati (Cigl, Cisl, Uil,Ugl, Gilda e Snadir) hanno preso atto della situazione e venerdì 19 giugno è stato avviato il Tavolo di lavoro congiunto tra il Ministero dell'Istruzione e Conferenza Episcopale Italiana per l'approfondimento delle diverse tematiche che riguardano l'insegnamento della Religione Cattolica e per la definizione dell'intesa sul prossimo concorso previsto dal decreto scuola approvato lo scorso dicembre.
Il Tavolo seguirà l'iter dell'Intesa con l'obiettivo di chiuderla in breve tempo e procedere poi con la stesura del bando, previsto entro il 2020, senza distinzione tra docenti di recente laurea e docenti con anche 20 anni di servizio. Con l'auspicio, per i tanti Docenti di Religione, di poter mettere la parola fine al sentimento di disagio e isolamento a cui hanno finora fatto fronte con spirito di passione nei confronti della loro professione e soprattutto dei loro studenti.