Disastro ferroviario, interrogazione parlamentare al Ministro dei Trasporti
Sicurezza, trasparenza e attribuzione delle responsabilità nel testo presentato dopo il minuto di silenzio in memoria delle vittime
giovedì 16 luglio 2020
All'indomani del quarto anniversario del disastro ferroviario sulla Corato-Andria del 12 luglio 2016, costato la vita a 23 persone e il ferimento di oltre 50 passeggeri, la discussione sulla sicurezza e sul processo in corso per accertare cause e responsabilità della tragedia, è giunta all'attenzione della Camera dei Deputati.
La vicenda è stata infatti argomento di un'interrogazione parlamentare presentata nella giornata del 13 luglio, con primo firmatario Rossano Sasso della Lega, rivolta al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
A precedere l'argomentazione, l'osservanza di un minuto di silenzio, all'interno dell'aula del Senato, proprio per ricordare le vittime dell'incidente ferroviario, «Una ferita - ha commentato la senatrice del MoVimento 5 Stelle Bruna Piarulli - che ancora resta aperta, immagini strazianti che nessuno potrà mai dimenticare, così come nessuno potrà mai dimenticare la richiesta di verità e giustizia che proviene dalle famiglie delle vittime, cui, come Stato e come istituzioni, abbiamo il dovere di dare risposta, il dovere di chiarezza, di verità e di giustizia che dobbiamo alle vittime, ai loro cari, ma anche a tutti i cittadini italiani».
L'interrogazione parlamentare ha fatto leva sulla evidente problematica della sicurezza sui binari ferroviari e dell'incolumità dei passeggeri. «Poca trasparenza emerge dall'affidamento diretto, senza gara d'appalto, dei servizi ferroviari a Ferrotramviaria nel 2017, atteso che le responsabilità in capo all'azienda restano ancora da accertare» secondo il testo dell'interrogazione, che ricorda «il decreto legislativo n. 112 del 2015 e il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 5 agosto 2016, individuano le reti ferroviarie per le quali sono attribuite alle regioni le funzioni e i compiti di programmazione e amministrazione, ma le autorizzazioni e il controllo sono gestite a livello nazionale per il tramite della Ansfisa».
Sono state anche ricordate le dinamiche dell'incidente, avvenuto in prossimità di una curva circondata da alberi d'ulivo: una situazione che impedì ad entrambi i macchinisti di vedere l'altro treno arrivare e di poter azionare i freni di emergenza. Il violento impatto provocò la morte di entrambi i macchinisti dei due treni, di un capotreno e di oltre una ventina di passeggeri, mentre tutte le altre 57 persone a bordo riportarono ferite più o meno gravi.
Complicate le operazioni di soccorso soprattutto per l'assenza di una strada che portasse al luogo dell'incidente, causato dall'errore umano aggravato dall'obsoleto sistema del "blocco telefonico".
Il processo per accertare le cause e le responsabilità del disastro è ancora in corso, ma nelle recenti udienze è stata evidenziata la confusione causata dalla rinominazione dei convogli aggiungendo al numero la denominazione "bis", avvenuta già ben 146 volte prima del giorno del disastro ferroviario. I treni della Ferrotramviaria denominati con l'aggiunta della parola "bis" sarebbero partiti in anticipo rispetto al treno regolamentare dal quale avevano preso il numero e che avrebbe dovuto precederli. La stessa cosa è accaduta il 12 luglio 2016.
Nell'ambito del processo, la Regione Puglia è citata come responsabile civile, con conseguente revoca di tutte le costituzioni di parte civile, già ammesse, nei confronti di Ferrotramviaria spa, a conferma della gravità dei fatti.
La prossima udienza si terrà il 22 luglio, sempre nella sede provvisoria dell'auditorium "Baglioni" dell'Oratorio parrocchiale Sant'Annibale Maria di Francia di Andria, scelta in alternativa alle aule d'udienza del Tribunale di Trani, troppo piccole, e dell'aula di Corte di Assise e della palestra del penitenziario tranese, oggetto di ristrutturazione.
La vicenda è stata infatti argomento di un'interrogazione parlamentare presentata nella giornata del 13 luglio, con primo firmatario Rossano Sasso della Lega, rivolta al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
A precedere l'argomentazione, l'osservanza di un minuto di silenzio, all'interno dell'aula del Senato, proprio per ricordare le vittime dell'incidente ferroviario, «Una ferita - ha commentato la senatrice del MoVimento 5 Stelle Bruna Piarulli - che ancora resta aperta, immagini strazianti che nessuno potrà mai dimenticare, così come nessuno potrà mai dimenticare la richiesta di verità e giustizia che proviene dalle famiglie delle vittime, cui, come Stato e come istituzioni, abbiamo il dovere di dare risposta, il dovere di chiarezza, di verità e di giustizia che dobbiamo alle vittime, ai loro cari, ma anche a tutti i cittadini italiani».
L'interrogazione parlamentare ha fatto leva sulla evidente problematica della sicurezza sui binari ferroviari e dell'incolumità dei passeggeri. «Poca trasparenza emerge dall'affidamento diretto, senza gara d'appalto, dei servizi ferroviari a Ferrotramviaria nel 2017, atteso che le responsabilità in capo all'azienda restano ancora da accertare» secondo il testo dell'interrogazione, che ricorda «il decreto legislativo n. 112 del 2015 e il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 5 agosto 2016, individuano le reti ferroviarie per le quali sono attribuite alle regioni le funzioni e i compiti di programmazione e amministrazione, ma le autorizzazioni e il controllo sono gestite a livello nazionale per il tramite della Ansfisa».
Sono state anche ricordate le dinamiche dell'incidente, avvenuto in prossimità di una curva circondata da alberi d'ulivo: una situazione che impedì ad entrambi i macchinisti di vedere l'altro treno arrivare e di poter azionare i freni di emergenza. Il violento impatto provocò la morte di entrambi i macchinisti dei due treni, di un capotreno e di oltre una ventina di passeggeri, mentre tutte le altre 57 persone a bordo riportarono ferite più o meno gravi.
Complicate le operazioni di soccorso soprattutto per l'assenza di una strada che portasse al luogo dell'incidente, causato dall'errore umano aggravato dall'obsoleto sistema del "blocco telefonico".
Il processo per accertare le cause e le responsabilità del disastro è ancora in corso, ma nelle recenti udienze è stata evidenziata la confusione causata dalla rinominazione dei convogli aggiungendo al numero la denominazione "bis", avvenuta già ben 146 volte prima del giorno del disastro ferroviario. I treni della Ferrotramviaria denominati con l'aggiunta della parola "bis" sarebbero partiti in anticipo rispetto al treno regolamentare dal quale avevano preso il numero e che avrebbe dovuto precederli. La stessa cosa è accaduta il 12 luglio 2016.
Nell'ambito del processo, la Regione Puglia è citata come responsabile civile, con conseguente revoca di tutte le costituzioni di parte civile, già ammesse, nei confronti di Ferrotramviaria spa, a conferma della gravità dei fatti.
La prossima udienza si terrà il 22 luglio, sempre nella sede provvisoria dell'auditorium "Baglioni" dell'Oratorio parrocchiale Sant'Annibale Maria di Francia di Andria, scelta in alternativa alle aule d'udienza del Tribunale di Trani, troppo piccole, e dell'aula di Corte di Assise e della palestra del penitenziario tranese, oggetto di ristrutturazione.