Dimmi a che serve restare, torna a Ruvo, in un turbinio di emozioni

All'interno di Evoluzioni Libri, l'autrice salentina.

venerdì 25 novembre 2016 08.00
A cura di Grazia Ippedico
"Dimmi a che serve restare" è un romanzo che è stato già presentato a Ruvo di Puglia nel 2015. La scrittrice è ruvese d'adozione, e il libro è stato riproposto e inserito nell'ormai appuntamento fisso "Evoluzioni-lbri" di questo autunno 2016.
Il romanzo ha mille sfumature e varie chiavi di lettura. E' innanzitutto un inno celebrativo al salento, terra madre della scrittrice Maria Pia Romano, e un omaggio al gruppo musicale Negramaro. Il mare trasparente, inquieto, profondo e blu, ricco e pericoloso fa da colonna sonora, con il suo scroscio incessante, a pagine che scorrono veloci come frame di un video. E' un romanzo che si fa incalzante e che si divora in poche ore.

Leggendolo si entra velocemente a contatto con tutti i personaggi che leggeri sfiorano la vita di un protagonista, che non c'è più: Paolo.
Si apre così, Dimmi a che serve restare. Con la morte di Paolo, quarantenne, proprietario di un maneggio, padre, marito, figlio e amante. E gira intorno a lui questa storia che profuma di mare e di vento, di sud Italia. Un Sud che custodisce bellezza, tradizione e criticità. Un Sud che apprezza le cose semplici ma che stenta a sopravvivere. Un Sud che segue sogni impossibili, che sfociano nell'illegalità. Un Sud che ambisce ad un posto fisso, triste, ma necessario per campare la famiglia. Temi che vengono sfiorati delicatamente. Come un pianista che sfiora i suoi ottantotto tasti, la Romano volteggia tra una criticità ad un'altra senza mai perdere il punto focale: l'amore. Il racconto si snoda in dieci anni, dal 2005 al 2015. I personaggi crescono, un bambino diventa adolescente, un anziano diventa più vecchio e impavido, due donne lentamente sfioriscono. Crescono legati dai libri, dalla lettura, e dalla musica dei Negramaro.

L'amore per il quale tutto il mondo gira e per il quale vale la pena vivere. Vale la pena restare. L'amore di un figlio per il padre. E Paolo, protagonista silente vive attraverso gli occhi di suo figlio Giovanni, come un eroe coraggioso e senza macchia. Eroe dal quale imparare a vivere. Giovanni è imperscrutabile e innavicinabile per la madre. Ama i cavalli e vorrebbe vivere una vita a pieno ma che sente con distacco;
L'amore di una moglie per il marito, Maria, delicata e mobida, timida nei suoi entusiasmi e gentile in ogni esclamazione, vedova a trentacinque anni, bellissima nonostante la tristezza e i grandi occhi blu.
In Maria, giovane casalinga dedita alla quotidianità e alle piccole azioni, vive una donna del sud, antica, devota, inadeguata, fedele, dedita alla famiglia. "Maria non doveva fare domande." Consapevole dell'amore per un'altra, resta attaccata alla famiglia e alla fede al dito. "Niente può rendere impuro quell'oro. L'anello al dito non era inutile per lei."

Vibra l'amore per Paolo, nel cuore di suo padre Livio. Il dolore lancinante d'aver perso un figlio, curato con il silenzio delle immersioni subaquee."Doveva andare e tornare come le maree, Paolo, il suo amore imperfetto." Un padre che vive con angoscia la libertà di un figlio troppo astuto per vivere una vita normale. "L'astuzia lo avrebbe salvato dalla noia." e lo porta tre mesi in prigione.
Livio, evita di impazzire dopo la morte di Paolo: si immerge nel mare e si allontana dal mondo. E il silenzio dopo la morte del figlio diventa tagliente come una lama sottile.

Infine c'è Tiziana, amante di Paolo. La seconda donna che in realtà esisteva ancor prima della donna ufficiale. Una donna indipendente, mai compagna ma complice. Una donna essenziale per la felicità di quest'uomo, tanto quanto la donna che ha sposato. Il registro stilistico cambia. Da esterna ed onniscente, la narrazione si svolge in prima persona. La scrittrice dà voce a questa donna lasciata ai margini, a soffrire da sola. Una donna impetuosa, passionale, orgogliosa. Una donna con una vita condivisa tra alti e bassi. Una donna che conosce bene il suo uomo, in tutte le sfaccettature più intime e oscure. Tiziana c'è stata sempre, comunque, nonostante tutto. E mentre tutto scorre, e le pagine velocemente si assottigliano non si può restare che rapiti e affascinati.

Ci si commuove. Maria Pia Romano con delicatezza ci porta alla chiusura del cerchio, al riscatto, al chiarimento. E' emozionante, ed emozionarsi è sempre una cosa positiva. Così come è bello vedere una piccola porzione della popolazione ruvese dedicare un paio di ore la settimana a se stessi, e seguire attraverso stralci letti da libri non ancora comprati, il piacere della lettura.