Biagio Pellegrini: «Quel muro che ha distrutto casa mia»

Riemerge ancora la polemica su un muro di affaccio tra due villette

venerdì 17 giugno 2016 10.21
«La storia di quel muro che ha distrutto casa mia è tutta scritta nelle carte e nei fatti che ogni persona di buon senso può verificare facendo una passeggiata tra via Tommaso Fiore e Via Togliatti». Non è mai finita la battaglia tra Biagio Pellegrini preside del liceo scientifico "Tedone" e la collega Caterina Montaruli, assessore all'Urbanistica nell'amministrazione Ottombrini.

Battaglie tra vicini di casa, battaglie che riguardano muri che si alzano tra una proprietà e l'altra, battaglie datate eppure mai sopite, tantomeno in campagna elettorale.

Qualche giorno fa le accuse durante un comizio all'assessore Montaruli, accuse riguardanti ancora una volta alla scelta di ampliare quel muro di separazione, accuse rivolte all'assessore all'Urbanistica in quanto carica politico-istituzionale che tra le altre cose ha il potere di decidere su permessi a costruire dei cittadini privati. La Montaruli diffida tutti dal fare riferimenti a irregolarità o da fare qualsiasi cenno a conflitti d'interesse.

E tuttavia Pellegrini non ci sta. Scrive, replica, si lamenta del tempo che una testata giornalistica si prende per comprendere e spiegare la storia, si lamenta di non ricevere visibilità. Insomma, la solita isteria mediatica.

Ed è così che Pellegrini torna a fare luce su quella «sporgenza anomala che va dal piano interrato al terrazzo, determinando una mastodontica preclusione di veduta laterale ed obliqua, con riduzione di luce e con improprio affaccio del vicino che nuoce alla abitazione del sottoscritto». Parla di «danno gravissimo alla dignità e rispettabilità delle persone», ma va da sé che resta una sua personalissima opinione.

Con riferimento alla sentenza del TAR chiamata a decidere su questa vicenda, il preside ricorda che «il tribunale si è pronunciato sull'urgenza dell'intervento richiesto di sospensione dei lavori che, a causa della abilità nel ritardare il rilascio della documentazione necessaria da allegare al ricorso, ha fatto scadere i termini per il procedimento di urgenza. In sostanza è stato "respinto il provvedimento di urgenza", ormai inattuale vista la frettolosa conclusione della costruzione, ma nulla ha precluso per la valutazione nel merito della vicenda».

«La domanda è una sola – insiste Pellegrini - quale altro privato cittadino ha (o avrebbe) avuto un tale permesso di ampliamento che non tiene conto che ogni autorizzazione viene rilasciata "fatti salvi, riservati e rispettati i diritti di terzi?" e perché non è stato mai chiesto al "vicino" il consenso ad una tale autorizzazione se tutto era in regola? Chiunque può farsi un'idea precisa della vicenda, basta guardare attentamente i luoghi e le carte, anche quelle dei periti tecnici di due tribunali, che non sono periti tecnici di parte (né dell'una né dell'altra)».