A Ruvo «gruppi riconducibili agli alleati clan Capriati e Mercante-Diomede»
È scritto nell'ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia al Parlamento
giovedì 23 settembre 2021
Nei comuni a nord di Bari, fra cui la città di Ruvo «si registra la presenza di gruppi criminali riconducibili agli alleati clan Capriati e Mercante-Diomede - dediti allo smercio di stupefacenti - proiettati anche nelle aree a sud del capoluogo». Ecco la foto dell'Antimafia relativa al secondo semestre 2020, in piena pandemia.
La criminalità organizzata in Puglia sconta «improvvise rimodulazioni degli assetti gerarchici dei clan» e si rilevano «efferate modalità con le quali sono stati fatti agguati e gambizzazioni, episodi delittuosi che solitamente maturano in ambienti legati allo spaccio di sostanze stupefacenti». Il contesto mafioso è dunque «in continua evoluzione» e le tensioni sono da ricondurre «ai contrasti tra clan antagonisti, a frizioni interne e ai mutamenti repentini dei vari rapporti di alleanza».
Il leitmotiv delle dinamiche criminali sta negli «altalenanti rapporti di conflittualità e di alleanze», funzionali alle «improvvise rimodulazioni degli assetti gerarchici dei clan»: i dati confermano «il trend di crescita dei delitti di associazione di tipo mafioso espressivi sia delle tradizionali attività criminali del controllo dei territori, sia di quelle che denotano una vocazione affaristica e finalizzata al riciclaggio, con intrecci tra politica e imprenditoria mafiosa e manifestazioni di corruttela».
In Puglia «l'attuale situazione economico-sanitaria causata dal Covid-19 ha profondamente inciso sulle strategie criminali dei clan sempre pronti a consolidare il proprio consenso sociale sul territorio. E in questo contesto di emergenza vanno letti i provvedimenti interdittivi antimafia». Ma «fra gli strumenti di penetrazione nei gangli vitali della società senza dubbio il capillare e sistematico racket estorsivo è quello che consente ai gruppi di perseguire scopi di ben più alto profitto».
A Bari «è rilevato un contesto criminale in continua evoluzione caratterizzato da frequenti spaccature anche interne». Nell'area metropolitana di Bari i quattro clan Parisi-Palermiti, Capriati, Strisciuglio e Mercante-Diomede sembrano ancora «in grado di insinuarsi nei punti nevralgici del tessuto sociale manifestando mire espansionistiche verso i territori provinciali dove le dinamiche mafiose danno l'immagine speculare di quelle che coinvolgono le "agenzie criminali" cittadine».
«La longa manus delle "agenzie criminali" della città di Bari - si legge nella relazione della Direzione Investigativa Antimafia al Parlamento - si estenderebbe nella provincia dove i gruppi mafiosi si caratterizzano per lo stesso dinamismo e le medesime rivalità dei clan locali. In provincia l'immagine speculare della criminalità metropolitana si realizza attraverso fidati referenti in loco o l'affiliazione di alcuni soggetti apicali delle compagini delinquenziali operanti nei singoli comuni».
Nel comune di Ruvo di Puglia, ad esempio, «si registra la presenza di gruppi criminali riconducibili agli alleati clan Capriati e Mercante-Diomede proiettati anche nelle aree a sud del capoluogo», si legge a pagina 209. Si tratta di clan, storicamente attivi a Bari, che estendono la loro sfera di influenza «in provincia mediante articolazioni territoriali, ciascuna con un territorio di riferimento, strette intorno ad uno o più soggetti carismatici dotati di cariche mafiose elevate», è scritto.
Per concludere «molteplici sono stati i rinvenimenti e sequestri di armi e materiale esplodente nelle aree della provincia e in costanza dell'emergenza sanitaria si è registrata in tutta la provincia una flessione delle rapine e di vari reati predatori». Il fiuto per gli affari, però, orienta le attività verso altre occasioni di guadagno.
La criminalità organizzata in Puglia sconta «improvvise rimodulazioni degli assetti gerarchici dei clan» e si rilevano «efferate modalità con le quali sono stati fatti agguati e gambizzazioni, episodi delittuosi che solitamente maturano in ambienti legati allo spaccio di sostanze stupefacenti». Il contesto mafioso è dunque «in continua evoluzione» e le tensioni sono da ricondurre «ai contrasti tra clan antagonisti, a frizioni interne e ai mutamenti repentini dei vari rapporti di alleanza».
Il leitmotiv delle dinamiche criminali sta negli «altalenanti rapporti di conflittualità e di alleanze», funzionali alle «improvvise rimodulazioni degli assetti gerarchici dei clan»: i dati confermano «il trend di crescita dei delitti di associazione di tipo mafioso espressivi sia delle tradizionali attività criminali del controllo dei territori, sia di quelle che denotano una vocazione affaristica e finalizzata al riciclaggio, con intrecci tra politica e imprenditoria mafiosa e manifestazioni di corruttela».
In Puglia «l'attuale situazione economico-sanitaria causata dal Covid-19 ha profondamente inciso sulle strategie criminali dei clan sempre pronti a consolidare il proprio consenso sociale sul territorio. E in questo contesto di emergenza vanno letti i provvedimenti interdittivi antimafia». Ma «fra gli strumenti di penetrazione nei gangli vitali della società senza dubbio il capillare e sistematico racket estorsivo è quello che consente ai gruppi di perseguire scopi di ben più alto profitto».
A Bari «è rilevato un contesto criminale in continua evoluzione caratterizzato da frequenti spaccature anche interne». Nell'area metropolitana di Bari i quattro clan Parisi-Palermiti, Capriati, Strisciuglio e Mercante-Diomede sembrano ancora «in grado di insinuarsi nei punti nevralgici del tessuto sociale manifestando mire espansionistiche verso i territori provinciali dove le dinamiche mafiose danno l'immagine speculare di quelle che coinvolgono le "agenzie criminali" cittadine».
«La longa manus delle "agenzie criminali" della città di Bari - si legge nella relazione della Direzione Investigativa Antimafia al Parlamento - si estenderebbe nella provincia dove i gruppi mafiosi si caratterizzano per lo stesso dinamismo e le medesime rivalità dei clan locali. In provincia l'immagine speculare della criminalità metropolitana si realizza attraverso fidati referenti in loco o l'affiliazione di alcuni soggetti apicali delle compagini delinquenziali operanti nei singoli comuni».
Nel comune di Ruvo di Puglia, ad esempio, «si registra la presenza di gruppi criminali riconducibili agli alleati clan Capriati e Mercante-Diomede proiettati anche nelle aree a sud del capoluogo», si legge a pagina 209. Si tratta di clan, storicamente attivi a Bari, che estendono la loro sfera di influenza «in provincia mediante articolazioni territoriali, ciascuna con un territorio di riferimento, strette intorno ad uno o più soggetti carismatici dotati di cariche mafiose elevate», è scritto.
Per concludere «molteplici sono stati i rinvenimenti e sequestri di armi e materiale esplodente nelle aree della provincia e in costanza dell'emergenza sanitaria si è registrata in tutta la provincia una flessione delle rapine e di vari reati predatori». Il fiuto per gli affari, però, orienta le attività verso altre occasioni di guadagno.