«A Ruvo di Puglia emergerebbe l'operatività dei Capriati e Diomede-ex Mercante»
Lo sostiene l'Antimafia anche se «tali presenze non escluderebbero il radicamento, nello stesso territorio, di altre strutture criminali»
venerdì 14 aprile 2023
13.03
«A Molfetta, così come in altri comuni del nord barese Giovinazzo, Terlizzi e di Ruvo di Puglia, emergerebbe l'operatività di gruppi, collegati tra loro con un cartello criminale, riconducibili agli alleati gruppi Capriati e Diomede-ex Mercante». È quanto riportato nella relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia.
Nel documento è sottolineato che «l'operatività dei numerosi gruppi di tipo mafioso anche nella provincia barese sottende una ramificazione di intrecci criminali con i clan autorevoli del capoluogo». Inoltre «le dinamiche criminali rappresenterebbero l'immagine speculare degli assetti metropolitani e, sebbene si riscontrino lo stesso dinamismo e rivalità, talvolta in provincia i vari gruppi sarebbero in grado pure di convivere più pacificamente in ragione di una reciproca convenienza».
Attivo storicamente nel centro antico di Bari mediante i propri referenti ed i propri reggenti, il clan Capriati presenterebbe «ampie ramificazioni in varie zone della città come i quartieri San Girolamo, Fesca e San Cataldo» ed in una porzione della zona di Bari (fra cui, appunto, Ruvo). Il clan risulta federato con i Diomede-ex Mercante e può contare sul gruppo satellite dei Lorusso la cui principale zona di influenza sarebbe rappresentata dai quartieri sulla costa a nord del capoluogo.
Fra i clan criminali che «estendono le loro ramificazioni anche in provincia di Bari (fra cui, appunto, Ruvo) e sono in grado di catalizzare le forze di altri sodalizi di minore caratura che, pur operando sotto la loro egida, sembrerebbero godere di una discreta autonomia» ci sono pure i Diomede-ex Mercante, anche se la morte del boss Giuseppe Mercante, avvenuta nel 2021, ha creato un vuoto di potere, tanto che «i sodali sembrerebbero essere transitati tra i Capriati e gli Strisciuglio».
Dalla relazione dell'Antimafia - le presenze in città dei Capriati e dei Diomede-ex Mercante «non escluderebbero, tuttavia, il radicamento, nello stesso territorio, di altre strutture criminali» - emerge inoltre che «in tutta la provincia la principale fonte di introiti per i clan continua ad essere rappresentata dai traffici di sostanze stupefacenti, area in cui sarebbe emersa la capacità dei gruppi locali di perseguire i loro rispettivi interessi attraverso proficue collaborazioni con quelli albanesi».
La relazione, inoltre, evidenzia «l'effervescenza criminale registrata nei primi giorni del semestre» che «riflette il dinamismo di equilibri ed assetti criminali segnati non solo da contrasti tra clan contrapposti ma anche da frizioni intraclaniche». Il documento sottolinea l'esistenza di «tensioni interne» ai clan, «riconducibili sia alla pressione delle nuove leve, sia ai mutamenti repentini delle alleanze dovuti ai continui tentativi per l'acquisizione di spazi e poteri nei territori di riferimento».
«Le relazioni funzionali che, per contingente e reciproco interesse, si instaurano talvolta fra i sodalizi attivi nelle città pugliesi e con quelli gravitanti in provincia - prosegue la relazione - rappresentano una peculiarità del vivace scenario delinquenziale» locale. Caratterizzato dall'«irrinunciabile controllo militare del territorio, non disgiunto dalla diffusa vocazione affaristica», che «porta le consorterie pugliesi ad espandere gli interessi criminali anche al di fuori del territorio regionale».
Dorga, ma non solo. «Altrettanto remunerative per la criminalità locale - termina la relazione del Ministero dell'Interno con riferimento alla criminalità organizzata nell'area metropolitana di Bari - risultano le attività connesse con i reati di tipo predatorio e, in particolare, le rapine ai danni di portavalori e di autotrasportatori».
Nel documento è sottolineato che «l'operatività dei numerosi gruppi di tipo mafioso anche nella provincia barese sottende una ramificazione di intrecci criminali con i clan autorevoli del capoluogo». Inoltre «le dinamiche criminali rappresenterebbero l'immagine speculare degli assetti metropolitani e, sebbene si riscontrino lo stesso dinamismo e rivalità, talvolta in provincia i vari gruppi sarebbero in grado pure di convivere più pacificamente in ragione di una reciproca convenienza».
Attivo storicamente nel centro antico di Bari mediante i propri referenti ed i propri reggenti, il clan Capriati presenterebbe «ampie ramificazioni in varie zone della città come i quartieri San Girolamo, Fesca e San Cataldo» ed in una porzione della zona di Bari (fra cui, appunto, Ruvo). Il clan risulta federato con i Diomede-ex Mercante e può contare sul gruppo satellite dei Lorusso la cui principale zona di influenza sarebbe rappresentata dai quartieri sulla costa a nord del capoluogo.
Fra i clan criminali che «estendono le loro ramificazioni anche in provincia di Bari (fra cui, appunto, Ruvo) e sono in grado di catalizzare le forze di altri sodalizi di minore caratura che, pur operando sotto la loro egida, sembrerebbero godere di una discreta autonomia» ci sono pure i Diomede-ex Mercante, anche se la morte del boss Giuseppe Mercante, avvenuta nel 2021, ha creato un vuoto di potere, tanto che «i sodali sembrerebbero essere transitati tra i Capriati e gli Strisciuglio».
Dalla relazione dell'Antimafia - le presenze in città dei Capriati e dei Diomede-ex Mercante «non escluderebbero, tuttavia, il radicamento, nello stesso territorio, di altre strutture criminali» - emerge inoltre che «in tutta la provincia la principale fonte di introiti per i clan continua ad essere rappresentata dai traffici di sostanze stupefacenti, area in cui sarebbe emersa la capacità dei gruppi locali di perseguire i loro rispettivi interessi attraverso proficue collaborazioni con quelli albanesi».
La relazione, inoltre, evidenzia «l'effervescenza criminale registrata nei primi giorni del semestre» che «riflette il dinamismo di equilibri ed assetti criminali segnati non solo da contrasti tra clan contrapposti ma anche da frizioni intraclaniche». Il documento sottolinea l'esistenza di «tensioni interne» ai clan, «riconducibili sia alla pressione delle nuove leve, sia ai mutamenti repentini delle alleanze dovuti ai continui tentativi per l'acquisizione di spazi e poteri nei territori di riferimento».
«Le relazioni funzionali che, per contingente e reciproco interesse, si instaurano talvolta fra i sodalizi attivi nelle città pugliesi e con quelli gravitanti in provincia - prosegue la relazione - rappresentano una peculiarità del vivace scenario delinquenziale» locale. Caratterizzato dall'«irrinunciabile controllo militare del territorio, non disgiunto dalla diffusa vocazione affaristica», che «porta le consorterie pugliesi ad espandere gli interessi criminali anche al di fuori del territorio regionale».
Dorga, ma non solo. «Altrettanto remunerative per la criminalità locale - termina la relazione del Ministero dell'Interno con riferimento alla criminalità organizzata nell'area metropolitana di Bari - risultano le attività connesse con i reati di tipo predatorio e, in particolare, le rapine ai danni di portavalori e di autotrasportatori».